La vegetazione
Unica macchia di verde che si affaccia sull’Adriatico in un bellissimo tratto di costa per lo più bassa e sabbiosa.
Da: Il Tempo del 27 febbraio 1973
La vegetazione forestale si accantona sulle 57 aree ad acclività più accentuata, mentre i pianori sono stati da tempo deforestati e sottoposti alle al- terne vicende di un uso legato al seminativo, alle colture arboree, al pascolo erborato; l’area boscata si arti- cola in una porzione subparallela al corso dell’alveo del fiume Sangro e una porzione subparallela alla linea di costa, ad andamento ortogonale alla precedente; il pianoro sommitale è, invece, caratterizzato dagli spazi aperti di un paesaggio agrario dominato da seminativi e colture arboree (oliveti e vigneti, tracce di mandorle- ti, alberate di fico e fruttifere). Vengono qui di seguito riportate quelle forme di vegetazione del territorio della Riserva che sono decisamente distinguibili in base a diversa fisionomia e composizione floristica. La trattazione vuole enfatizzare gli aspetti più chiara- mente differenziabili l’uno rispetto all’altro, ma va precisato che i confini fra le varie comunità sono alquanto sfumati e la maggior parte del territorio, per quanto riguarda la vegetazione forestale, presenta caratteristi- che vegetazionali del tutto “miste”.
VEGETAZIONE FORESTALE
Contrariamente alla denominazione corrente di “Lecceta di Torino di Sangro”, il lembo di foresta della Riserva è solo in parte costituito da una vegetazione a carattere sempreverde, dominata cioè da leccio (Quercus ilex).
È al contrario la componente caducifoglia della flora legnosa (roverella, Q. pubescens sensu lato) a prevale- re su gran parte dell’area. Sono riconoscibili comunque nuclei distinti corrispondenti alla articolazione flori- stica qui di seguito descritta.
Foresta sempreverde
È rappresentata nella sua forma più evoluta da un consorzio forestale a carattere sempreverde dominato da leccio (Quercus ilex), a cui di norma si affiancano, nel sottobosco, altre specie legnose sempreverdi di di- mensioni minori quali lentisco (Pistacia lentiscus), mirto (Myrtus communis), alaterno (Rhamnus alaternus), fillirea (o lillatro: Phillyrea latifolia).
Non infrequenti come codominanti o dominati nella
volta forestale sono orniello (Fraxinus ornus) e roverella (Quercus pubescens s.l.), specie decidue la cui eventuale abbondanza può dar vita a consorzi misti di transizione con il querceto caducifoglio a cerro (Q. cerris) e roverella.
La lecceta rappresenta un aspetto locale della fascia zonale di una foresta mediterranea sempreverde diffusa alle basse quote in tutti i distretti costieri dell’Italia peninsulare a regime climatico decisamente mediterraneo.
Questa condizione climatica non impone un vero e proprio arresto vegetativo durante il periodo invernale, data la mitezza delle condizioni termiche, consentendo così l’affermazione di specie a fogliame sempreverde di antica origine subtropicale quali il leccio, l’alloro e una liana spinosa, la stracciabrache (Smilax aspera). Nella vegetazione sempreverde della Riserva è stato ri- conosciuto l’assetto composizionale noto per le leccete a carattere più interno, subappeninico dei distretti centrali della penisola italiana e dei distretti adriatici della penisola balcanica nei quali è costante una componente di caducifoglie (orniello, F. ornus; roverel- la, Q. pubescens).
Anche l’erbaio è comunque relativamente ricco di specie che sono note per partecipare con maggior frequenza alla composizione di foreste di tipo caduci- foglio piuttosto che sempreverde (Brachypodium rupe- stre, Carex flacca, Buglossoides purpureo-coerulea). Inoltre, fra le specie erbacee del sottobosco, una certa aliquota rispecchia piuttosto il fatto che la lecceta, nel corso del tempo, quasi ovunque sia stata soggetta ad intervalli più o meno regolari, ad un accentuato disturbo, per asporto di biomassa tramite ceduazione, pa- scolo in foresta e occasionali incendi, questi ultimi verosimilmente legati alle esigenze di mantenimento del pascolo stesso.
Per tali specie è prevedibile un destino di lenta scomparsa dal sottobosco stesso in un prossimo futuro (an- che se è nota la tenacia a persistere da parte di Ampelodesmos), se prevarrà un regime di tutela atto a favorire una progressiva maturazione del consorzio, grazie alla sospensione dei tagli. La conseguente maturazione del suolo forestale e le diminuite condizioni di luminosità dovute allo sviluppo degli individui arborei tenderanno a escludere competitivamente molte specie dell’erbaio che non abbiano origine da sottobosco di foresta, ma che bensì appartengono piuttosto alla flora dell’orlo naturale esterno di una foresta o sono ti- piche di radura.