La Costa dei Trabocchi
L’infanzia è l’unico luogo che non riusciamo ad abbandonare. Dell’Abruzzo conosco poco, quel poco che ho nel sangue. Me
ne andai all’età di cinque anni, vi tornai a sedici, a diciotto ero già trasferito a Roma, emigrante intellettuale, senza nemmeno la
speranza di ritornarci. Ma le mie estati sono abruzzesi, e quindi conosco bene dell’Abruzzo il colore e il senso dell’estate, quando dai treni che mi riportavano a casa da lontani paesi, passavo il Tronto e rivedevo le prime case coloniche coi mazzi di granturco sui tetti, le spiagge libere ancora, i paesi affacciati su quei loro balconi naturali di colline, le più belle che io conosca.
Ennio Flaiano
La provincia di Chieti si estende per circa 70 km dal comune di Francavilla a nord a quello di San Salvo a sud e si compone di due falesie divise dalla foce del Sangro. La costa è generalmente bassa, con spiagge ghiaiose e sabbiose interrotte da piccoli promontori rocciosi, con le punte ornate da magnifici trabocchi. Queste sono distribuite regolarmente nel tratto compreso tra Ortona e Rocca San Giovanni, ma lasciano il passo agli arenili nei pressi della foce del Sangro, per poi ri- comparire nel territorio di Vasto. Le punte si affacciano per lo più su spiagge ghiaiose, sebbene nella zona del Cavalluccio le rocce si adagi- no sulla sabbia. La notevole varietà del litorale emerso, non altrimenti reperibile in Abruzzo, si ripropone nella porzione sommersa, che sembra essere ancor più diversificata nella struttura e nelle componenti biotiche. Nei litorali prospicienti le punte, l’ambiente marino è densamente popolato di vita acquatica, che nelle forme più varie incrosta e ricopre ogni angolo degli scogli. Nelle zone più distanti dalla linea di costa le rocce si dispongono in lunghe file parallele a varie profondità, gli aspri, separati da corridoi di sabbia e caratteristici per elevata diversità biotica, ed ospitano nei loro anfratti specie ittiche pregiate, nonché altri organismi rari e protetti. Non meno rilevante è la presenza nell’immediato entroterra, fra i fiumi Foro e Sangro, di alcuni valloni costi- tuiti da profonde vallate incise nel piano collinare ric- che di sorgenti e di vegetazione mediterranea. La costa teatina riepiloga molti degli ambienti litoranei adriatici, sicuramente tutti quelli abruzzesi. Questa proprietà di sintesi è di fondamentale importanza, poiché è ritenuta criterio principale per l’individuazione di aree da proteggere (UNESCO, 1974). Si tratta dunque di un territorio ricco di emergenze ecologiche e paesaggistiche notevoli, ma che allo stesso tempo accoglie gran parte della popolazione e delle attività economiche della provincia di Chieti ed è attraversato da un importante segmento di traffico nazionale e regionale. La costa teatina si presta ancora ad un’azione di pianificazione ambientale finalizzata ad ottenere la sostenibilità delle attività economiche presenti e future, proprio in virtù del non elevato tenore di sviluppo turistico raggiunto e del capitale naturale non ancora compromesso. Nonostante l’elevato grado di antropizzazione infatti questo tratto di costa possiede ancora dei valori di naturalità ed un interesse paesaggistico che richiedono sicuramente adeguati strumenti di tutela, ancor più a seguito dell’arretramento della ferrovia che ha restituito all’ambiente naturale tutti i terreni precedentemente occupati dal tracciato. L’istituzione di un’area protetta o la creazione di un sistema di aree interviene già, anche in ambiente mari- no, nel contribuire alla riorganizzazione delle attività in mare, sia balneari-ricreative sia commerciali, ed alla soluzione dei problemi connessi (come, ad esempio, la realizzazione di barriere artificiali sommerse utilizzando speciali blocchi in calcestruzzo che riproducono i micro habitat cavitari e interstiziali necessari alla colonizzazione da parte degli organismi, sulla base di quanto già sperimentato nella vicina costa marchi- giana). Un altro motivo che giustifica la protezione del- la costa teatina è il problema dell’erosione. In passato, le frequenti frane delle falesie erano fonte di protezione e di ripascimento del litorale. L’attuale stabilità geo- logica e l’impatto antropico hanno prodotto, in partico- lare dal dopoguerra ad oggi, l’aumento erosivo della costa, solo in parte limitato dai passati interventi a difesa della ferrovia. Nonostante la costa teatina venga soprattutto considerata in quanto ambiente terrestre, è importante sottolineare l’importanza che la protezione dell’ambiente marino dovrebbe assumere. La protezione del tratto marino infatti risulta fondamentale ai fini della lotta al- l’inquinamento ma anche per le opportunità per la ri- cerca e la sperimentazione su maricoltura e pesca, per le opportunità di sviluppo del turismo sostenibile e di attività di educazione ambientale, ed infine di recupero delle tradizioni e della cultura locale in tutti i suoi aspetti. In effetti, successivamente alla proposta di istituzione del Parco nazionale della costa teatina, non ancora attivato, la Regione Abruzzo oltre alle già esistenti riser- ve di Punta Aderci, Bosco di Don Venanzio e Lecceta di Torino di Sangro ha di recente istituito quattro nuove riserve: Ripari di Giobbe e Punta Acquabella ad Ortona, il Fosso delle Farfalle tra San Vito e Rocca San Giovanni e Marina di Vasto.
ITRABOCCHI
I trabocchi sono strutture a forma di palafitta ancorate agli scogli e alle rive utilizzate per pescare. Sebbene l’aspetto rimandi a forme antiche, quasi primordiali, si tratta di strutture complesse frutto di una secolare tradizione sia nella costruzione che nel loro utilizzo. Collegati alla riva da sinuose passerelle che conducono alla piattaforma centrale do- ve sono ubicati i pennoni che reggono la grande rete squadra, i trabocchi rappresentano l’ultima testimonianza dell’antica attività ed economia dei contadini-pescatori che vivevano del connubio dei prodotti fra la costa ed il mare. Sembra che queste macchine da pesca siano state introdotte lungo la costa meridionale abruzzese nel XVII sec. quando abilissimi artigiani giunti da fuori regione completa- mente privi di pratica di mare fecero comunque in modo di poter praticare la pesca con fiocine ed arpioni muovendosi di scoglio in scoglio per mezzo di funi e passerelle. Con il tempo le strutture divennero più stabili e raffinate arricchendosi anche di nuovi materiali oltre al materiale di base costituito dal legno di acacia ed a volte anche da materiali di riciclo provenienti dalla vicina ferrovia. Gli ultimi tra- bocchi, sopravvissuti alla distruzione e all’incuria, hanno ormai più di un secolo e sono concentrati soprattutto nel tratto a sud di Ortona. Negli ultimi anni, elevati a simbolo di uno dei tratti più belli della co- sta chietina, i trabocchi stanno conoscendo una nuova vita grazie all’impegno ed alla dedizione di alcuni degli eredi di questa antica tradizione ed al- l’interesse per la costa dopo l’arretramento della ferrovia. È ad esempio il caso del trabocco di Punta Tufano nel comune di Rocca S. Giovanni ricostruito di recente tra la suggestiva spiaggetta della Balena ed il porticciolo di Vallevò, ai piedi di una collinetta dove si trovava un’antica fornace dopo la totale distruzione negli anni ottanta. Il trabocco ha finalità di tipo didattico ed è allestito in modo da permettere una visita ravvicinata per conoscere l’ambiente naturale e la cultura che esso racconta. È in progetto anche nel comune di Torino di Sangro la ricostruzione di un trabocco con finalità didatti- che che si inserisca appieno nelle attività di educazione ambientale della riserva nella stessa località, Le Morge, dove esso era storicamente ubicato.