Torino di Sangro

Nihil dulcius sua patria.
Niente è più caro del proprio paese.

Domenico Priori (1886-1970)

TORINO DI SANGRO, PROFILO STORICO DALLE ORIGINI ALL’INIZIO DEL XIX SECOLO

La denominazione “Torino” compare per la prima volta nel 991 nella cronaca di Santo Stefano in Rivomare scritta dal monaco Rolando. La radice del nome (tauros, monte) rimanda ad un’origine pre-romana da collegare alla discesa dei Taurini (popolazione di origine caucasica insediata in Cri-mea), che tra la fine dell’età paleolitica e l’inizio di quella neolitica giunsero in Italia settentrionale e si stanziarono in Piemonte nel territorio di Torino, nelle limitrofe zone alpine e transalpine, scendendo in seguito nel Meridione.
L’attuale nome è stato adottato solo nel 1862 quando il Consiglio Comunale mutò “Torino” in “Torino di Sangro”.
Tracce di insediamenti umani risalgono all’età del rame. Il primo nucleo dell’abitato era situato nella parte più elevata, dove sorgeva la torre quadrangolare abbattuta alla fine degli anni ’70 e raggiungeva la Chiesa di San Giovanni in via del Colli.
La chiesa parrocchiale di S. Salvatore, costruita in seguito e rimasta per un lasso di tempo isolata, fu raggiunta successivamente dalle abitazioni. Di questa non è noto l’anno di edificazione, ma figura tra le dipendenze delle badie di S. Stefano in Rivomare e di S. Maria Arabona nel 1302.
Intorno all’abitato si estendeva il bosco nel quale fu costruita la chiesa della Madonna (sec. XIV) che sorge- va nella selva attraversata dalla via Piana (Corso Lauretano). La chiesa di S. Giovanni Evangelista (sec. XV) è posta presso le mura nella parte più antica del paese, men- tre nell’abitato e fuori esistevano le chiese di S. Nicola, S. Maria di Fresina, S. Angelo, S, Pietro martire, S. Maria delle Grazie, S. Filippo Neri, S. Antonio di Padova, S. Mercurio, S. Felice, S. Ciriaco, S. Spirito, S. Maria della Porta e S. Maddalena. Il paese è circondato da mura fino al 1703. Non è rima- sta traccia delle antiche mura romane, mentre alcuni reperti di quelle edificate nei sec. VIII-IX, per resistere alle incursioni ungare e saracene, erano ancora visibili alla fine degli anni ’50, come attesta Domenico Priori nel suo libro su Torino di Sangro. Una porta di cui non si conserva il nome permetteva l’accesso alla parte più antica del paese. La sua esistenza trova conferma nella viciniore chiesa di S. Maria della Porta. Un’altra porta denominata “Porta di Mezzo” doveva essere collocata ad oriente al termine della discesa di via Porta di Mezzo. Presso la porta vi era una torre di difesa collegata a quella sita nella zone di via dei Colli tramite un passaggio sotterra- neo, percorribile per quasi quindici metri fino all’inizio degli anni ’50.

Fuori le mura sorgevano case, chiese e l’abitazione del castellano ubicata nella zona Colpodocchio. Il castel- lano non risiedeva a Torino, ma vi soggiornava insieme ai suoi armigeri quando era tempo di riscuotere i censi. In tempi più recenti furono edificate abitazioni in Via Croce di Mare, in origine piccole case di argilla e paglia.

Nell’Alto Medioevo il paese apparteneva al gastaldato di Chieti e nel 1140 compare come feudo di S. Stefano in Rivomare. Nel 1257 il monastero di S. Stefano fu concesso dal papa Alessandro VI e dal re Manfredi a quello di S. Maria Arabona, da questa data fino a quasi tutto il XV secolo Torino e Rocca d’Osento appartennero al monastero citato.
Nel 1420 Torino divenne feudo di Lanciano, passò nelle mani di Jacopo Piccinino nel 1460 e nel 1477 in quelle della regina Giovanna, seconda moglie di Ferdinando II d’Aragona.

Nel 1508 fu concesso a Prospero Colonna e ai suoi eredi che lo mantennero fino al 1639, quando appar- tenne di seguito ai d’Avalos d’Aragona, ai Carrafa e, defunto don Cesare d’Avalos senza legittimi eredi, fu acquistato per novemila ducati dal barone don Giuseppe de Stefano. Alla sua morte, nel 1761, il feudo di Torino fu ricevuto in eredità dal figlio Alberto, che probabilmente ne fu l’ultimo intestatario. Quando la feudalità, nel 1806, fu abolita da Giuseppe Bonaparte, il comune non presentò alla Commissione feudale istituita nel 1807 alcuna richiesta in quanto negli atti non se ne conserva traccia.

Nello stesso periodo in cui si formò l’insediamento di Torino nelle località Uomoli e Muccoli sorgeva l’abitato di Civita di Sangro, donato tra XI e XII secolo al mona- stero di S. Giovanni in Venere che lo cedette nel 1411 a Torino. L’abitato fu distrutto dapprima dai Crociati nel 1194 ed in seguito da grandi alluvioni e ripetute frane nel 1268. La popolazione si spostò nei castelli vicini, pur continuando il sito ad essere abitato, nel 1413 verrà abbandonato del tutto e nel 1753 risulterà completamente distrutto.

Alla circoscrizione di Civita di Sangro apparteneva probabilmente Rocca di Sangro, posta sulla foce del fiu- me, dove si trovava il porto. Fu donata nel 1047 alla Badia di S. Giovanni in Venere insieme a metà del porto. Nel XVI secolo fu costruita a scopo difensivo una torre sulla foce del fiume Sangro, i cui resti affioravano negli anni ’50.
Nell’attuale località Lago Dragoni, in prossimità degli scogli denominati “Le Morge”, attraversata dalla Na- zionale adriatica, in età altomedievale sorgeva l’abitato di Rocca d’Osento. Nel 1140 fu donato al monastero di S. Stefano in Rivomare e certamente subì la devastazione dei Crociati nel 1194 che investì tutto il litorale compreso tra il fiume Sangro e il Trigno. Nei medesimi anni in cui rovinò Civita di Sangro, Rocca d’O-sento fu distrutta da ripetute frane e dalla violenza delle onde del mare.

Tuttavia il sito continuò ad essere popolato, sebbene la maggior parte dei suoi abitanti si fosse trasferita nel vicino castello di Torino, mantenendo l’arciprete fino al 1434 (nella località si trovavano le chiese di S. Tom- maso Apostolo e quella di S. Nicola in Rocca d’O- sento), quando il territorio era ormai considerato un corpo unico con quello di Torino.